mercoledì 5 ottobre 2011

Bondi, ragazzo di bottega...aperta

Ieri il compagno Vladimir Ilich Della Valle ha fatto impallidire mezzo PD e due terzi del sindacalismo italiano. Durante la trasmissione Ballarò ha addirittura annunciato che, in fondo in fondo, anche a voler considerare la sua professione d’imprenditore, bé tutto sommato preferisce avere dei lavoratori che vivono con fiducia la propria esistenza essendo tutelati nei diritti e nel salario piuttosto che inseguire la mobilità e il precariato a tutti i costi. Populismo? Può darsi. Può darsi che Della Valle voglia darsi alla politica come ha provato a insinuare Bondi, ospite anch’egli di Ballarò. Ma può anche darsi che Della Valle rappresenti uno di quei rarissimi casi in cui intelligenza e imprenditoria italiana si sfiorano, si toccano, si annusano, si palpano per un momento, si fanno na sveltina e poi arrivederci e grazie: intelligenza non è sinonimo di furberia, avidità o lucida malvagità. Non esiste un’intelligenza volta al bene e una al male. L’intelligenza è volta al bene. Il Genio del male invece è un’altra cosa: è intuizione meschina, calcolo approssimativo, problemi adolescenziali non risolti, mamma e papà mi picchiavano e nei casi italici più estremi: ce l’ho piccolo. Quindi è possibile che un imprenditore, che può essere cosa diversa dal malato mentale altrimenti detto capitalista, arrivi persino a intuire che un uomo sicuro del suo stipendio e magari toccato dalla grazia di una buona busta paga, alla faccia dell’avidità del padrone, sia anche disposto a passare mezza giornata nel centro commerciale più vicino e spendere. Logico, semplice e lungimirante: come dire che due più due fa quattro (e non sempre otto come vorrebbero i disturbati che si occupano di moltiplicare debito e denaro all’infinito). Mentre mi attardavo su questi pensieri, direi anche banali, direi anche semplici per tutti tranne che per gli utili idioti del PD ormai tutti tavvisti ortodossi che manco la Santa Inquisizione, arriva fulminante la battuta di Della Valle rivolta a un attonito Bondi, in vena di contraddizioni alla Sgarbi. “Sulla qualità di un prodotto parlo con il capo dell’azienda, non con un ragazzo di bottega”. Il cracker che avevo in bocca è esploso sullo schermo del mio computer (sono un ragazzo all’antica, guardo ormai tutto sul computer). Non tanto per la risata irrefrenabile e la faccia compunta del povero ragazzo di bottega. Quanto per il mio ego. “Ecco il padrone che è in lui”, pensavo di Della Valle. E che padrone! Altro che populismo, altro che politica: questo s’è fatto i conti. Avevo ragione io. Ma tutto questo è durato lo spazio di un momento. Subito dopo la mia mente ha cominciato a vagare sulla bottega di cui Bondi è ragazzo. “Ragazzo, vai a prendere in magazzino il doppio vibratore roteante che la signora ministra ha ordinato la settimana scorsa, muoviti”. “Che misura, capo?” “Cribbio! Extra large lo sai! Lo scusi signora. È qui da 20 anni è ancora di cazzi non ha capito un cazzo. Che faccio, glielo incarto o lo indossa subito?”.

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